Scudo di pirateria bloccato oltre 10.000 siti pirata in soli 60 giorni. Il dato è stato comunicato dall’amministratore delegato della Lega Serie A (Luigi De Siervo) nel corso di un’intervista rilasciato al Corriere della Sera. Lo ha detto anche il commissario dell’Agcom Massimiliano Capitanio celebre il successo della piattaforma, accusando i giornalisti di aver diffuso notizie false o incomplete ottenute da”utenti web anonimi“.
10.000 domini non sono 10.000 siti pirata
De Siervo lo ha sottolineato Piracy Shield funziona perfettamente, come dimostrano i dati relativi al numero di siti bloccati. Capitanio ha riferito che sono stati chiusi nei primi due mesi di attività 6.123 nome di dominio completo (Nome di dominio completo) e 3.032 indirizzi IP illegale, ma i giornalisti hanno prestato poca attenzione a questi numeri.
Lo ha affermato De Siervo solo in due casi l’accesso a è stato bloccato siti legittimi, ma le segnalazioni sono state prontamente corrette. I siti bloccati per errore possono comunque proporre reclamo all’AGCOM entro 5 giorni dalla pubblicazione del bando elenco di blocchi (che però non specifica gli indirizzi IP). In pratica la notizia diffusa online riguardo al blocco di migliaia di siti legittimi non è vera.
Il numero fornito dall’amministratore delegato della Lega Serie A comprende domini, sottodomini e indirizzi IP, ma Non è vero che oltre 10.000 siti pirata sono stati bloccati. Molte segnalazioni inviate tramite la piattaforma Piracy Shield fanno riferimento a sottodomini. Una IPTV può avere migliaia di sottodomini. Quindi viene bloccata una singola IPTV o un singolo sito pirata.
De Siervo afferma che i pirati “aggregano contenuti legali e illegali” per cercare di aggirare la piattaforma e contro la quale i legali della Lega Serie A presenteranno ricorso d’urgenza Cloudflare perché ostacola il blocco dei siti pirata. Tuttavia, Capitanio sottolinea che gli utenti non dovrebbero utilizzare un fornitore che ospita contenuti legittimi insieme a quelli della criminalità organizzata.
Sia De Siervo che Capitanio hanno infine sottolineato che la piattaforma non è stata “hackerata”. Erano su GitHub pubblicato alcune informazioni riservate che non compromettevano il funzionamento.